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VINO : Nasce lo Standard Unico di sostenibilità

Redazione ASCHENAZIA • giu 29, 2021

Pubblicato in G.U. il decreto dipartimentale di costituzione del comitato della sostenibilità vitivinicola.

Il 23 giugno 2021 il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) ha diramato il Decreto dipartimentale, recante “Costituzione del comitato della sostenibilità vitivinicola – articolo 224 ter, legge 18 luglio 2020, n. 77”, uno dei tre atti amministrativi che conducono alla piena operatività del sistema di certificazione della sostenibilità dei vini, come previsto dal Decreto legge 19 maggio 2020 numero 34 (il cosiddetto “Decreto Rilancio”), art. 224 ter.

Si tratta di una novità assoluta a livello europeo che consentirà ai vini ottenuti seguendo specifiche regole di produzione, virtuose dal punto di vista ambientale e non solo, di essere immesse in commercio, sul mercato domestico ed internazionale, utilizzando 
uno specifico logo pubblico riconoscibile ai consumatori del vino sostenibile.

Il suddetto Decreto è propedeutico per completare il percorso stabilito dal legislatore dal momento che è di competenza del 
Comitato della Sostenibilità Viti-vinicola (CoSVi) gli altri due atti per la piena operatività del modello:

  •  l’approvazione del disciplinare che contiene lo standard di produzione, i requisiti e le buone prassi da rispettare in campagna e in cantina per poter essere annoverato nella categoria della produzione sostenibile;
  • l’individuazione degli indicatori di monitoraggio che servono per valutare i risultati raggiunti e l’acquisizione di elementi utili per aggiornare il disciplinare di produzione, con una cadenza almeno annuale, come prescrive la legge istitutiva.

Frutto di una sintesi tra gli attuali protocolli pubblici, come Viva e Sqnpi, e privati, come Equalitas (nato nel 2015 dalla collaborazione tra Federdoc, Unione Italiana Vini, gruppo CSQA-Valoritalia, 3A Vino e Gambero Rosso), lo standard sostenibile del vino era stato inserito, lo scorso anno, all’interno al Decreto Rilancio e rimasto in attesa del decreto ministeriale, appena firmato.

In sede di prima applicazione, il disciplinare fa riferimento ai principi e alle disposizioni contenuti nelle 
Linee guida nazionali di produzione integrata per la filiera vitivinicola (Legge 3 febbraio 2011, n. 4), integrato da principi nelle aree della qualità, della sicurezza alimentare, della tutela dei lavoratori e dei cittadini e prenda in considerazione anche l’aspetto economico della garanzia di un reddito agricolo adeguato.

L’adesione al sistema di certificazione è volontaria e può avvenire sia da parte di aziende singole che associate. La conformità della produzione al disciplinare è attestata da un certificato rilasciato al produttore aderente, da un 
organismo di controllo autorizzato ad effettuare le verifiche. Il monitoraggio sarà fatto su un campione di aziende aderenti ed avrà lo scopo di misurare lo stato di applicazione dei singoli impegni previsti nello standard e il grado di raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità stabiliti a livello europeo e nazionale.

Il 
CoSVi è composto da:

  • 2 rappresentanti del MiPAAF;
  • 4 rappresentanti delle Regioni e Province autonome;
  • 2 esperti del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), di cui uno afferente al Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia ed uno al Centro di ricerca per la Viticoltura ed Enologia;
  • 1 rappresentante di Accredia (l’Ente italiano di accreditamento);
  • e, a titolo consultivo, un rappresentante per ciascuno dei sistemi di valutazione della sostenibilità nel settore vitivinicolo facenti parte del Gruppo di lavoro per la Sostenibilità in Vitivinicoltura (VIVA, Equalitas, Tergeo).


Per i primi due anni le aziende certificate possono ottenere la certificazione al nuovo sistema, evitando doppi adempimenti e nuove spese.

Secondo una 
recente indagine di Wine Intelligence su un campione di 17 mila intervistati in 17 Paesi realizzata da Wine Intelligence, i vini prodotti in modo sostenibile sono al secondo posto tra 13 giovani tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita, dietro solo ai biologici e molto più considerati dai consumatori rispetto, per esempio, ai vini senza conservanti, a quelli senza solfiti, agli orange, ai prodotti a basso tenore alcolico, ai biodinamici o ai vegani.

Tra i Paesi con una maggior sensibilità dei consumatori verso i vini sostenibili, gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito – che rappresentano anche la 
top 3 della domanda di vino italiano – ma anche i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Australia.


Fonte: CSQA, https://www.regionieambiente.it/, Giugno 2021

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