Per contro, tale approccio è possibile se e solo se il professionista competente è uno specialista della materia della pianificazione finanziaria d’impresa.
Non si tratta certamente di approssimare un paio di tabelle di conti economici e stati del patrimonio, ma di una cultura fortemente orientata alla variabile monetaria. La capacità di scrivere rendiconti finanziari con una attenzione rigorosa agli UCFs (unlevered cash flows prospettici) è certamente attività che non si improvvisa.
Per contro, tale specializzazione professionale non è certamente sottopagata o, rectius, considerata gratuita da parte del committente. Certamente, il professionista non si abbassa mai alla improvvisazione, anche a titolo gratuito, per non correre il rischio di “perdere il cliente” sulla attività professionale ordinaria (contabile e societaria). Non farsi pagare per un lavoro professionale è un errore professionale imperdonabile.
Svolgere un lavoro come quello sopra descritto, con ruolo di guida dell’imprenditore, specie se di micro e piccola dimensione, necessita di metodologie, tools automatici, modelli di analisi, che consentano un colloquio veloce, professionale e pratico tra imprenditore e consulente. Il professionista deve fornire all’imprenditore modelli semplificati, spiegandoli anche all’imprenditore meno esperto. Di più, tali tools non possono certamente essere standardizzati, perché non esiste un’impresa uguale all’altra, ma redatti dal professionista in logica tailor made.
L’errore classico è pensare che esistano modelli standardizzati e si possa far consulenza improvvisandosi su modelli di terzi.
L’errore più grave, tuttavia, è probabilmente l’approccio finale al valutatore.
La cosa peggiore che possiate fare è quello di presentare un business plan a un valutatore in nome e per conto dell’interessato.
Il soggetto valutatore, pur apprezzando lo sforzo tecnico, deve essere sicuro che il lavoro non sia parto dell’immaginazione del consulente, ma redatto insieme, almeno nei value driver essenziali e nelle strategie, con coinvolgimento diretto dell’imprenditore di riferimento o dei soci.
Se parla il consulente, significa che l’imprenditore non conosce il proprio business plan. La ragione è talmente evidente che risulterebbe pleonastica la spiegazione di questo frequente errore finale.
In questi tre appuntamenti sul Business Plan abbiamo visto quali sono gli errori tipici di approccio alla materia e quali le peggiori prassi, sconsigliate sia all’imprenditore avveduto, sia al professionista rigoroso e competente. Ma come passare dai principi indicati alle migliori prassi professionali operative? È quello che spiegheremo in un prossimo appuntamento.
Fonte: prof. Valerio MALVEZZI, Informazione Fiscale - https://www.informazionefiscale.it
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